Materia, corpo, azione
Electa, Milano 2010
pagg. 340, € 22
[www.electaweb.com]
Vincitrice nel 2007 del premio nazionale PaBAAC MAXXI per la storia e la critica dell’arte italiana contemporanea, la ricerca di Lara Conte viene ora pubblicata da Electa, aggiungendosi ai saggi di Fabio Belloni, Christian Caliandro e Elena Del Becaro (premiati nel 2006).
Ricognizione storica del diffondersi di attitudini artistiche ‘processuali’ in Italia nella seconda metà degli anni ’60, questo lavoro immerge il periodo all’interno delle dinamiche e delle relazioni internazionali intessute da artisti, critici e attori del mondo dell’arte. Racconto sviluppato attraverso i documenti – molti dei quali inediti – mentre riconsidera contestualizzandoli l’etichetta ‘arte povera’ e il pensiero e l’azione di Germano Celant, mette in luce altri protagonisti di quel momento storico (Carla Lonzi, Tommaso Trini, Piero Gilardi e Paolo Icaro tra gli altri), senza mitizzarne né sminuirne il ruolo emerso dalla documentazione.
Grazie a una scrittura chiara e attenta e al taglio adottato, che segue e mette in relazione tra loro mostre ed eventi in Italia, Europa e Stati Uniti, la narrazione restituisce una mappa della complessità e dei mutamenti in corso in quegli anni (nella pratica artistica, critica ed espositiva). Evitando interpretazioni ideologiche, Lara Conte colloca il lavoro degli artisti all’interno del clima e del dialogo da essi stessi attivato, rintracciando strategie ma anche contingenze storiche e ambiguità.
Volutamente privo di un’analisi interpretativa delle opere, questo lavoro si propone come un primo passo per una riscrittura documentaria di quel periodo dell’arte italiana: uno strumento che offre dati e coordinate per orientarsi, riflettere e iniziare nuovi studi. Un testo da leggere, tenere con sé e annotare, anche se con qualche difficoltà data dal formato di stampa.
Sara Catenacci
The Original Copy
The Museum of Modern Art, New York 2010
pagg. 256, € 43
[www.moma.org]
The Original Copy. Photography of Sculpture, 1839 to Today è il titolo del catalogo edito in occasione dell’omonima mostra organizzata al MoMA di New York nel 2010 (l’esposizione è visitabile alla Kunsthaus di Zurigo fino al 15 maggio 2011). Il volume – a cura di Roxana Marcoci, curatrice del Dipartimento di Fotografia del MoMa di NY, con saggi di Geoffrey Batchen (Professore di Storia della Fotografia e Arte Contemporanea presso The City University of New York) e Tobia Bezzola (curatore alla Kunsthaus di Zurigo) – offre un ricco excursus sull’interazione tra scultura e fotografia dagli esordi di questa “giovane” arte (1839) fino ai giorni nostri.
Sin dal suo avvento, la fotografia ha guardato con costante e crescente interesse alla scultura. Se originariamente ciò era dovuto alle esigenze costitutive delle tecniche impiegate (che richiedevano tempi di esposizione calcolabili in minuti e conseguentemente soggetti capaci di mantenere la posa), con lo sviluppo della tecnologia la scultura ha continuato a solleticare la fotografia, seducendola e sfidandola a catturare la complessità delle opere tridimensionali. Nel corso del XX secolo si è assistito ad un ribaltamento di ruoli: un numero crescente di artisti si è servito (e si serve) della fotografia per realizzare le proprie opere.
Ripercorrendo gli episodi salienti della relazione fra fotografia, scultura e arte – dalle composizioni di sculture e chincaglierie soggetto dei primi dagherrotipi (1837) ai collages dadaisti; dalle campagne fotografiche in medio oriente di Duchamp (1849-51) a quelle francesi di Atget (1901-1927), a quelle americane di Evans (1938), Frank (1958), Friedlander (1976); dalle Sculptures involontaires (1933) di Brassaï alle One Minute Sculptures (1997-98) di Wurm; dalla documentazione degli Earth works e delle performance degli anni ’60 e ’70 all’utilizzo che della fotografia hanno fatto artisti da Bruce Nauman a Robin Rhode – il volume mostra (soprattutto grazie all’ampia selezione di immagini, piuttosto che alla profondità e alla freschezza dei contributi testuali) l’importanza che la scultura ha rappresentato per lo sviluppo del linguaggio fotografico ma soprattutto mette in luce come la fotografia ha permesso di ampliare il discorso sull’arte, le possibilità espressive legate al genere della cosiddetta “scultura”, l’opportunità di creare nuove immagini, nuove opere, immortalando quelle “antiche” attraverso l’obbiettivo ma soprattutto usando l’apparecchio fotografico per creare originali sculptural images, “ immagini scultoree”.
Francesca Valentini
Alternative Art Incubators
Verlag Dr. Müller, Saarbrücken 2010
pagg. 104, € 45,24
[www.amazon.it/Alternative-Art-Incubators-Cultivating-Collaboration]
Pubblicazione dello studio di ricerca svolto all’interno del MFA in Public Art presso la University of California, il libro presenta una strutturata esplorazione sul senso e le modalità di azione delle organizzazioni che promuovono l’arte pubblica nella città di Los Angeles. Un soggetto di studio di indubbio rilievo nel panorama artistico contemporaneo, incentrato su di un contesto cittadino fertile per la sua conformazione urbana ed economica; la ricerca risulta però scarsamente articolata e sviluppata in vari dei suoi punti, limitandosi ad una comparazione piuttosto schematica delle tre realtà prese in esame. L’approfondimento che viene dato al caso di studio si sviluppa prevalentemente sul percorso di singoli soggetti a scapito della modalità e delle pratiche artistiche che le organizzazioni nella loro storia hanno adottato. Per il suo rigore nella presentazione ed organizzazione, assomiglia più ad un prodotto didattico per la presentazione di un progetto, anziché l’occasione di una riflessione critica quale un libro può essere.
Nicola Biasiolli
Words Without Pictures
Words Without Pictures, raccoglie un anno di conversazioni, discussioni e riflessioni riguardanti la fotografia contemporanea apparsi all’interno del blog creato da Charlotte Cotton e dall’artista Alex Klein come spazio di discussione intorno a temi attuali nel campo della fotografia. Ogni mese per un anno, a partire dal novembre 2007, un artista, educatore, critico o curatore sono stati invitati a contribuire con brevi saggi e testi su un aspetto della fotografia emergente. Ogni pezzo, disponibile per un mese sul sito di Words Without Pictures, era accompagnato da un forum di discussione coinvolgendo studenti, blogger, critici, storici e artisti di ogni genere. Tutti i saggi, gli interventi, le convesazioni con gli artisti convergono nel libro dando vita ad un progetto a più livelli, ad una pluralità ed eterogeneità di opinioni e interpretazioni sulla fotografia contemporanea.
Jacopo De Gennaro